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La rilegatura
Spillatura
La spillatura consiste nel tenere ferme le pagine tramite una o più graffette metalliche inserite dall’esterno e ripiegate al centro esatto del libro.
Questa procedura rientra nelle rilegature economiche, quelle cioè che non sono adatte ad un libro che vuole rispettare determinati standard. Oltre ad essere poco gradevole alla vista, è difficile da praticare su una grande quantità di fogli. È consigliabile per i pamphlet, per le riviste e gli opuscoli.
Spirale
La rilegatura ad anelli, o a spirale, consiste nella perforazione sistematica del bordo interno delle pagine, per poi apporvi una spirale metallica o di plastica, capace di penetrare all’interno dei buchi creati e formare una rilegatura.
Il vantaggio di tale metodo consiste nella facilità di tenere aperta una determinata pagina, in quanto l’apertura è massima e ogni foglio può ruotare attorno alla spirale.
Lo svantaggio risiede nell’essere poco estetico e di essere di facile rottura: basta tirare il foglio con una pressione superiore a quella consueta e subito si strappano le parti alte e basse dei fogli.
Anche questa procedura è annoverata tra i sistemi poco adatti alla pubblicazione di un libro, ma ciò non significa che il cliente non possa richiederla.
Brossura
Attualmente è il metodo di rilegatura che va per la maggiore, in quanto è un buon compromesso tra una qualità accettabile e un prezzo economico.
La procedura è piuttosto semplice: l’insieme dei fogli viene unito, livellato e incollato alla copertina tramite uno strato abbondante di colla.
Il risultato è buono, la rilegatura c’è, ma una tale procedura presenta due difetti: il primo è la durata: essa non raggiungerà mai quella del filo refe, ma si deteriora presto, soprattutto quando una pagina la si apre troppo e si va a creare un taglio nella colla. Il secondo problema consiste nella limitazione dell’apertura delle pagine, che non è estesa quanto il filo refe, ma è ridotta sia perché una parte del foglio è incollata, sia in quanto un’altra parte del foglio, adiacente alla colla, tende a rimanere in ombra.
Una qualità maggiore della brossura è la fresatura. Essa consiste nell’accorpare le pagine e nel praticare una serie di tracce di circa mezzo centimetro, abbastanza ampie da permettere alla colla di penetrare e creare un’armatura che rende più stabile la rilegatura e la fa durare di più nel tempo.
Filo refe
È sicuramente il metodo di rilegatura più elegante e duraturo, conferisce al libro quel prestigio e quella completezza che lo rende “libro”.
Una rilegatura del genere prevede l’utilizzo dei “sedicesimi”, un gruppo di sedici fogli riuniti tra loro e tenuti saldi da una cucitura. L’insieme dei sedicesimi, infine, viene cucito e tenuto ulteriormente saldo dalla colla.
I vantaggi, oltre che estetici, sono la facilità di apertura delle pagine, che possono aprirsi in tutta la loro interezza, e la resistenza dei fogli.
Essendo un procedimento di colla e di cucitura, il filo refe richiede dei costi maggiori, che si aggirano attorno all’euro per singola copia.
La copertina
Iniziamo dalla parte tecnica: la copertina si divide in cinque parti:
la prima: il fronte principale
la seconda: l’aletta adiacente
la terza: l’aletta opposta
la quarta: il retro del libro, alla cui sinistra vi è la terza
il dorso: tra la prima e la quarta, dove vi è scritto il titolo trasversalmente.
Le alette
Il primo punto di discussione sono le alette. Esse hanno la funzione di inserire delle informazioni ulteriori, che non vogliamo mettere in primo piano, ma che vogliamo comunque evidenziare. La maniera migliore è di disporle non nel libro, non sulla copertina e sul retro, ma tra una e l’altra: sulle alette.
In genere le informazioni che si inseriscono sono la sinossi dell’opera, sulla seconda, e la biografia dell’autore, sulla terza. A scelta dell’autore, è possibile inserire delle recensioni pubblicate su dei quotidiani o delle frasi scelte dal libro. È uno spazio che è un peccato non utilizzare; il nostro consiglio, quindi, è di riempirle e di non lasciarle mai vuote. Se le dovete lasciare vuote, tanto vale che le eliminiate.
Non è una provocazione, ma è un consiglio serio, in quanto le alette hanno un costo significativo nella stampa; il loro prezzo varia dai 30 centesimi a un euro, a seconda delle tipografie. Sono poche quelle che lo includono direttamente nel preventivo, a seconda che decidiate di realizzarle oppure no.
Esse hanno la dimensione cha varia da metà a un terzo della pagina, quindi può anche fungere da segnalibro, sebbene sia scomodo in quanto, una volta aperto il libro, le alette tendono a seguire la copertina e a lasciare scappare le pagine.
Per realizzare le alette, la copertina deve essere morbida, ovvero di un cartoncino più spesso delle pagine, ma comunque pieghevole. Se si pretende una copertina cartonata, ovvero rigida, le alette devono essere realizzate apponendo una copertina aggiuntiva, tecnicamente una sovracoperta, molto meno spessa della prima, che ha il ruolo di avvolgere il libro ed evitare di sciuparlo e, nello stesso tempo, di creare le alette.
La sovracoperta
È un’invenzione utile, se l’intento è di proteggere la copertina dai graffi. È realizzata con una carta di grammatura media, che va dai 150 ai 200 grammi.
Come si spiegava prima, ha la funzione di creare le alette in presenza di una copertina cartonata, ma può benissimo essere posta anche su un libro a copertina morbida. Nulla vieta di vendere un libro con doppia copertina. Può essere visto come un segno di eleganza.
Copertina morbida
È l’ideale quando il progetto editoriale prevede un basso investimento sul libro, come nel caso del self publishing, quindi di un prezzo al pubblico accessibile. La differenza tra una cartonata è di una morbida può superare i due euro, soldi che devono andare ad aggiungersi al prezzo al pubblico.
Copertina cartonata
Nel momento in cui si decide di realizzare un progetto ambizioso, come un book fotografico, la copertina cartonata è pressoché essenziale. Conferisce quel tocco di prestigio che la morbida non dona.
La Carta
Consigli per la stampa del libro
Stampare un libro senza avere delle adeguate informazioni significa rischiare un flop, anche se il contenuto dell’opera è valido.
L’evoluzione dell’editoria ha portato a delle aspettative sui parametri di stampa, cosicché ogni tipo di libro necessita del suo formato e della sua copertina.
Libroventura mette a disposizione questa sezione per far conoscere ai clienti tutte le specifiche riguardanti i formati, il tipo di carta, di copertina, di stampa e di rilegatura, con l’obiettivo di far compiere al cliente la scelta migliore.
Se dopo aver letto le nozioni a riguardo, non siete ancora soddisfatti e avete ancora paura di sbagliare, noi di Libroventura risponderemo in maniera del tutto gratuita alle vostre domande, che vengano poste per e-mail o per telefono.
Il formato
I verticali
Esistono una moltitudine di formati con i quali vengono pubblicati i libri. Ogni casa editrice ha i suoi preferiti, e usa sempre lo stesso standard all’interno di una collana.
Per fare un esempio, Laterza utilizza il formato 14x21cm per tutti i libri della collana “Economica” (copertina gialla), ma usa l’11x18 per la collana “I filosofi” (copertina arancione). La differenza tra i due formati consiste nell’aver eliminato tre centimetri da entrambi i lati, con il risultato che il secondo sembra sproporzionato perché troppo allungato rispetto alla proporzione classica.
La proporzione classica, ovvero quella in cui sono stati stampati la maggioranza dei libri fino ad oggi, prevede che un lato sia all’incirca una volta e mezza l’altro. La perfezione grafica la si ottiene utilizzando il rapporto aureo, equivalente a 1,618. Tale rapporto tra il lato lungo e quello largo del libro ci sia un’armonia unica, la più gradevole alla vista. Non a caso le migliori figure presenti in natura sono realizzate sulla base di codesta proporzione.
Ecco il motivo per il quale un libro quadrato non è gradevole alla vista.
Il consiglio che Libroventura si sente di dare è di stampare il proprio libro con un formato che mantenga questa proporzione, ovvero con i seguenti formati:
11x18 (1,64)
12x19,5(1,63)
14x22,5 (1,60)
18x29 (1,61)
Oltre a questi, ce ne sono altri, anche abbastanza comuni, che hanno comunque una buona proporzione:
15x23 (1,53)
10x15 (1,50)
14x21 (1,50)
16x23 (1,43)
17x24 (1,41)
15x21 (1,40) (il formato A5)
22x29,7 (1,35) (il formato A4)
Indicativamente, i romanzi economici, quindi quelli tascabili, hanno una dimensione che non supera il 14x21; i romanzi normali, invece, possono essere leggermente più grandi. I saggi, invece, hanno tutto il diritto di apparire dei “mattoni”, quindi di sviluppare dimensioni maggiori, fino ad arrivare al foglio comune, l’A4, utilizzato per i testi scolastici, laddove c’è bisogno di pagine ampie, capaci di contenere schemi leggibili e riassunti ampi. Sono utilizzati anche per dei book fotografici e per le riviste.
Gli orizzontali e i quadrati
Fino a qui abbiamo elencato i formati tradizionali, i cosiddetti verticali, che si sviluppano, cioè, in altezza. Chiunque abbia dimestichezza con i libri è venuto a contatto almeno una volta con dei modelli orizzontali o quadrati. Sono per lo più utilizzati per delle pubblicazioni di immagini, che siano cataloghi o fumetti, ma anche esposizioni di dipinti o fotografie. Ciò non toglie che possano essere utilizzati per altre finalità (il cliente ha sempre ragione), magari per un libro per ragazzi o per un testo scolastico.
Tra i quadrati, i formati più usati sono:
15x15
21,5x21,5
28x28
Gli orizzontali, invece, sono i seguenti:
15x10
21x15 (il formato A5)
23x16
24x17
26x18
29,7x22 (il classico A4), che si trasforma in 18x21
Conclusione
In conclusione, nel self publishing, il formato viene scelto dall’autore, a seconda dello stile e dell’estetica che preferisce. Vi consigliamo di fare attenzione alla convenienza di alcuni formati piuttosto che di altri: ogni tipografia, e di conseguenza ogni casa editrice, a seconda dei macchinari adoperati e della politica dei prezzi, apporta delle tariffe differenti a seconda dei formati scelti. Il più delle volte il formato più economico risulta essere il 15 x 21, realizzabile direttamente dal foglio A4, utile soprattutto per la rilegatura in brossura.
Chiedete alla casa editrice quale formato vi conviene. Con Self il più conveniente è il 14,8 x 21 cm.
Come agire dopo la stampa
Distribuzione
Mentre nell’editoria classica è l’editore, tramite la società di distribuzione affiliata, a pensare a trasportare le copie nelle varie librerie, con il self publishing dovrebbe essere l’autore a provvedere. Non è così difficile come si potrebbe pensare.
Un distributore assorbe il 50% del prezzo di copertina, quindi paga caro il suo lavoro; se lo facesse l’autore, questo guadagno potrebbe andare a lui, anziché disperderlo. Ciò non toglie che egli possa delegare un’altra società per farlo.
Sempre dalla constatazione diretta che si può fare accedendo in una libreria, ci si accorge che la distribuzione è limitata al territorio provinciale di competenza dell’editore: eccetto le grandi case, quella di Lecce distribuisce nelle librerie salentine; al massimo in quelle baresi. Non oltre. Se questa è la grande distribuzione, credo che la possano fare ben bene gli autori stessi. Ordinare trecento copie del proprio testo a 4 €, caricarle nel bagagliaio e in un due giorni bussare nelle librerie della provincia è un’operazione fattibile.
L’autore deve stare attento, però, a non peccare di presunzione. È molto, molto importante, che non abbia i piedi staccati da terra e abbia convinzioni esagerate sul successo del suo testo. Stampare 1000 copie della sua opera, significa assumersi un rischio esagerato, in quanto potrà succedere che non riuscirà a venderne neanche la metà. Bisogna considerare che il mercato è più che saturo, quindi un testo in più passa inosservato, soprattutto se l’autore non è conosciuto. Ecco che è importante che la copertina risalti subito all’occhio. Ritorniamo sempre alla questione del paratesto.
Se io avessi una libreria e mi si presentasse uno scrittore che si autopubblica, sarei titubante nell’acquistare tre copie del suo romanzo, in quanto non conosco né lui né l’opera, quindi potrei rischiare di non venderli mai. Chi pubblica in self publishing deve fare i conti con questo punto di vista; non è pessimismo, ma è un invito a restare modesti, nonostante ci sia una overdose di entusiasmo…e in certi casi di vanità.
La strategia migliore, che pagherà a lungo termine, è quella del conto vendita. Come dicevo prima, un libraio difficilmente acquisterà un testo autopubblicato (bisogna puntualizzare che la colpa è di quelle persone che pubblicano ogni porcheria, pur di poter dire “io sono uno scrittore, ho pubblicato tre libri”), però sono disposti ad esporlo gratuitamente, e a saldare la copia dopo averla venduta. Se l’ha venduta. Se nessuno è interessato all’acquisto, dopo un periodo concordato, tre mesi, sei mesi o un anno, ha il diritto di renderla all’autore, senza dovergli niente.
È una strategia rischiosa, che può portare ad avere un reso molto consistente, ma i libri sono una merce particolare, che non ha fretta di essere venduta: non scade, non si deteriora, non passa di moda. Se il primo anno si vendeva il titolo a prezzo pieno e sono rimaste 200 copie, il secondo le si prova a vendere con uno sconto del 10% (tenendo conto che l’autore ci guadagna oltre il 50% sul prezzo di copertina, quindi può permetterselo tranquillamente); se restano ancora 100 copie, nella terza annata si applica un ulteriore sconto, fino a che non resteranno una ventina di copie, che saranno sempre utili da conservare: un parente, un amico, un nipote, vi può richiedere quel libro che qualche anno fa avete pubblicato.
Copie omaggio
Un punto di forza del self publishing è il poter fare fronte a quella serie di regali che si è “obbligati” a fare, a quelle copie che devono essere donate e non vendute. Oltre alle copie che si vuole tenere per la propria libreria, è innaturale che il fratello dell’autore debba acquistare una copia a 20 € del testo, è più normale che gli venga regalata dall’autore stesso; stessa pratica per i figli, per i genitori, per gli amici stessi. Si contano una ventina di copie che finiscono per essere regalate. Nell’editoria classica, le copie omaggio non superano mai cinque esemplari. Le restanti copie vanno acquistate a prezzo pieno (viene decurtato il 10%, ovvero la percentuale che spetta all’autore). Immaginiamo che una copia costi 20 €: spendere 18 € per venti copie, significa spendere 360 € solo per tenere contente le persone vicine a noi.
Nel self publishing, laddove una copia costa intorno ai 4 €, con l’acquisto di venti copie si spendono appena 80 €. Con i restanti 280 € si possono acquistare altre 70 copie da vendere nelle serate di presentazione dell’opera, oppure nelle librerie.
Riscossione dei diritti
Con l’editoria tradizionale, pubblicando un’opera a gennaio 2014, i ricavati della vendita delle copie vengono accumulato per tutto l’anno, per poi essere rendicontati a marzo del 2015 ed essere versati sul conto corrente ad aprile. Sebbene ci siano anche altre modalità contrattualistiche, questa è quella che va per la maggiore. Nella maggior parte dei casi non si superano i mille euro di proventi, ma è comunque un fattore sgradevole il dover attendere così a lungo termine.
Il self publishing prevede un tempo di attesa nullo, nel senso che i diritti sono prelevabili in qualsiasi momento. Alcuni editori richiedono una soglia minima di 50 €, altri apportano una commissione in caso di una somma inferiore (essendo tali somme versate per mezzo di un bonifico, esso ha un costo, di conseguenza deve valere la pena effettuare l’operazione). Sicuramente, codesto, è un elemento che permette all’autore di respirare un’aria più sicura dal punto di vista della trasparenza e della realizzazione personale.
Cos'è il self publishing?
Il self publishing, secondo l’opinione degli addetti ai lavori, è il futuro dell’editoria. Sarà vero o sarà falso, al momento è diventata una realtà da rispettare e da valutare.
Self publisher è colui che scrive un libro e decide di autopubblicarlo, rimpiazzando la tradizionale casa editrice. Provvede da solo, quindi, a svolgere quelle mansioni che competerebbero ad esse, ovvero la distribuzione in primis, l’impaginazione, la correzione delle bozze e l’editing.
Non è difficile, come si potrebbe pensare, ovviare a queste difficoltà. Si può imparare a farlo con un poco di dedizione e di competenze basilari, oppure si può incaricare un professionista a svolgere le mansioni. Sicuramente costui esigerà un pagamento inferiore rispetto a quello che una casa editrice a pagamento (che sono la stragrande maggioranza in Italia) vi chiede.
Si avvicina al self publishing chi ha presentato la sua opera nelle gradi case editrici e non è stato considerato, oppure chi ha ricevuto una proposta indecente da parte di altre case, come l’acquisto fittizio delle prime cento copie, ovvero un contributo a fondo perduto. Si avvicina anche colui che ha smesso di credere nell’editoria tradizionale e vuole provare l’emozione di pubblicare il suo libro in prima persona, senza rimetterci un euro.
Per poter pubblicare e commercializzare un libro, quindi trarne profitto, è obbligatorio apporre l’ISBN, l’international standard book number, il codice identificativo che permette di identificare a livello mondiale il libro. Da esso, poi, si ricava il codice a barre. È qui che entra in gioco la casa editrice self publishing: essa non è altro che colei che fornisce all’autore il codice ISBN e che, quindi, permette di pubblicare la sua opera. Funge altresì da tramite con la tipografia nella quale l’autore può ordinare un quantitativo a piacere del proprio libro.
I costi per la pubblicazione sono pressoché nulli e sono limitati al solo codice ISBN, che si aggira attorno ai 30 €. (nel caso specifico di Self 25 €); dopodiché, se si desidera l’acquisto di un solo libro, si paga solo quello.
E’ molto, ma molto semplice pubblicare in self publishing, soprattutto con noi. Se sei ancora interessato, approfondisci anche le altre tematiche proposte, le puoi trovare nel menu in alto a sinistra.
Il diritto d'autore
Introduzione

Com’è giusto che sia, ogni testo deve essere tutelato dal punto di vista legale, con riferimento particolare ai diritti che l’autore vanta nei confronti della diffusione dello stesso. Che codesto testo sia un libro normale oppure un ebook, poco cambia: l’autore va protetto. In ciò corre in soccorso la Legge sul diritto d’autore.
Il testo in questione è piuttosto vecchio, è del 1941, e si intende applicato a ogni forma di arte, da quella letteraria a quella musicale e figurativa; copre addirittura le opere religiose. Anche Dio ha protetti i suoi diritti.
Volendo limitarci al nostro campo, quello editoriale, e volendo riprendere la dispensa sull’argomento, sono protetti dalla legge sul diritto d’autore:
- Le opere letterarie
- Le opere scientifiche
- Le opere didattiche
- Le opere drammatiche
- Le traduzioni
- Le parafrasi
- Gli adattamenti
- Le riduzioni
- Le critiche
Diritto di paternità
Sebbene sia una semplificazione troppo semplificatoria, possiamo distinguere la nozione di copyright da quella di diritto d’autore intendendo la prima come il diritto dell’editore di tutelare i suoi interessi, mentre la seconda come il diritto dell’autore di trarre benefici economici e di immagine. Perché il diritto d’autore si possa applicare, è necessario che dall’opera in questione emerga un chiaro alone creativo e originale, che possa rendere il lavoro unico e non confondibile con le altre opere già in commercio.
Non è possibile, ma d’altronde ci si può arrivare anche con un pizzico di buonsenso, creare una copia di un romanzo già pubblicato e rivendicare per sé i diritti, quando essi appartengono già ad un altro scrittore. Soprattutto alla luce del fatto che la paternità dell’opera è un “diritto inalienabile”, che va al di là della cessione dei diritti ad un editore, che li sfrutta per trarre un beneficio economico per entrambi. A meno che non si tratti di ghost writing, ogni scrittore ha il sacrosanto diritto di essere menzionato come autore dell’opera in una qualsiasi sua riproduzione.
Tale riproduzione, inoltre, deve essere sempre autorizzata dall’autore mediante la firma di un contratto esplicito che ne tutela ogni vantaggio. Dopo la morte dell’autore, i diritti sulla speculazione dell’opera restano a carico degli eredi designati per settant’anni, dopodiché si estinguono e l’opera diventa un bene pubblico, di utilizzo comune, a patto che nella riproduzione venga citato il nome dell’autore. Anche se la Divina commedia può essere pubblicata da qualsiasi casa editrice, deve essere sempre indicato che l’autore si chiama Dante Alighieri; non si potrebbe mai pubblicarla a proprio nome.
Diritti di pubblicazione
Come anticipavo prima, ogni autore ha il diritto di affidare a un editore la propria opera, sempre mediante contratto, per pubblicarla e trarne un beneficio economico, oltre che di immagine. Tale contratto prevede solitamente la cessione dei diritti esclusivi per tre o cinque anni, vale a dire che l’autore non può pubblicare la stessa opera con un altro editore, fino alla scadenza naturale del contratto. Si fa ciò per proteggere l’investimento dell’editore, che in quel momento non deve avere problemi di concorrenza.
Quando accade che il beneficio di immagine si trasforma in un danno, oppure quando il beneficio economico diventa una perdita, oppure quando l’integrità dell’opera viene violata, il padre dell’opera ha il diritto di recedere l’opera mediante azione legale. Può pretendere, se lo ritiene, il ritiro dal commercio delle opere che ritiene lesive, quindi può pretendere la modifica del testo, nella parte che non lo convince, oppure può decidere di risolvere il contratto e trovare un altro editore. Il fatto che un editore riceva un dattiloscritto non significa che possa usarlo a suo piacimento: deve sempre rispettare la volontà dell’autore, in ogni caso, salvo un accordo contrattuale.
Libroventura dà la possibilità di risolvere il contratto semplicemente tramite un’email, senza un obbligo di spiegazione. Inoltre nel self publishing non si usa cedere i diritti all’editore, ma restano all’autore, che può decidere di pubblicare anche con un altro editore se lo ritiene opportuno. Non è propriamente corretto, ma ha la facoltà di farlo.
Un aspetto da sottolineare della legge sul diritto d’autore è la possibilità di pubblicare un’opera in forma anonima o mediante uno pseudonimo, continuando a godere dei diritti sulla paternità, a patto che il contratto con l’editore venga stipulato con le vere generalità, oppure che l’autore riesca a provare la sua paternità. Un buon metodo può essere quello di auto inviarsi mediante raccomandata il dattiloscritto, mantenendo il plico chiuso e aprendolo solo davanti al giudice.
Tipologie di contratti
Sebbene attualmente, anche per esperienza personale, la quali totalità degli editori propone un tipo di contratto a termine, che va dai tre ai cinque anni, entro i quali si concede la facoltà di pubblicare il numero di edizioni e la tiratura secondo le esigenze della casa editrice (per legge il periodo non può essere superiore a venti anni), esiste anche un altro tipo di contratto, che prevede la pubblicazione di un numero definito di edizioni in un arco di tempo mai superiore a due decenni.
Diritti elettronici
Negli ultimi anni, con l’affermazione degli ebook, quindi di una nuova metodologia di trasmissione, si è verificata la necessità di rivedere i contratti, sulla base non tanto del formato elettronico in sé per sé, quanto per i differenti termini economici di produzione, quindi di vendita del prodotto.
Un ebook, che non è stampato e non è distribuito, ha costi di produzione inferiori rispetto ad libro classico, quindi può essere venduto a un prezzo inferiore. Così facendo, però, il guadagno riservato all’autore diminuisce, con un conseguente diniego da parte sua alla pubblicazione. Ne consegue che il nuovo contratto debba prevedere una percentuale riservata all’autore molto maggiore, in genere dal 30 al 50% sul prezzo di copertina.
Per pubblicare in formato digitale un libro stampato anni addietro, è necessario stipulare un nuovo contratto con l’autore, oppure rivedere quello vecchio, sperando di forzare determinate clausole e di interpretare a proprio vantaggio quanto concordato in precedenza. Le nuove case editrici, soprattutto in self publishing, affrontano l’argomento presentando due diverse tipologie di contratto, una cartacea e una digitale, oppure accorpandoli, e specificando le diverse condizioni economiche.
Libroventura propone un unico contratto, all’interno del quale sono espresse entrambe le percentuali di guadagno, assieme alla possibilità di decidere se usufruire di un tipo di pubblicazione, dell’altro o di entrambi.
Diritti cinematografici
Un diritto che oggi è il sogno di ogni scrittore è la paternità dell’opera legata all’utilizzo cinematografico. Avendo la televisione e il cinema superato la popolarità dell’editoria classica, soprattutto in termini di profitto, prestare la propria opera perché venga riadattata ad una sceneggiatura cinematografica è una grande opportunità, sia in termini di popolarità che di guadagno. Tale diritto permane di proprietà dell’autore, a meno che costui non lo ceda al suo editore oppure ad un agente letterario. In questo ambito si tratta di riadattamento, in quanto le esigenze di una pellicola sono diverse da quelle letterarie, quindi non è possibile, casi eccezionali a parte come Il codice Da Vinci, seguire di pari passo lo scorrimento del libro.
Emblematico è il caso di Michael Ende e la sua La storia infinita, che cedette i diritti per la produzione del famoso film, ma lo considerò troppo alterato rispetto al romanzo e decise di fare causa, chiedendo di eliminare il suo nome dal film, ma perse.
Scarica il testo della legge del diritto d'autore del 22 aprile 1941
Perché il self publishing?
Un’ottima domanda che molti autori si pongono è: perché dovrei usufruire del self publishing, quando posso usufruire dell’editoria tradizionale?
Per capire cos’è realmente il self publishing, bisogna prima capire cosa sia l’editoria classica, quella, cioè, che vede l’editore come un imprenditore, che rischia di propria tasca per la pubblicazione di un’opera di un esordiente. Bene, questa non è l’editoria attuale; è l’editoria di una volta, quella in cui gli editori erano editori e non tipografi.
Una casa editrice attuale, e va precisato che non stiamo parlando di Mondadori, Laterza, Rizzoli, Einaudi, Feltrinelli, inarrivabili e snobbanti nei confronti del 95% degli autori, pubblica testi che gli forniscono la certezza della vendita, quindi del guadagno. Le restanti opere vengono scartate, non sono prese in considerazione, se non dietro un contributo da parte dell’autore.
Chi pone al vaglio di un editore la propria opera, a distanza di qualche mese si vede ricevere una lettera di proposta di pubblicazione, già munita di contratto, in quanto il dattiloscritto è stato valutato e merita di essere preso in considerazione.
Ci sono delle case editrici che non leggono affatto le opere, ma inviano comunque la proposta. Il trucco sta nel chiedere un contributo di pubblicazione all’autore. In sostanza, l’autore finanzia la pubblicazione. Lo fanno secondo modalità diverse, ognuna propria di una casa editrice.
C’è chi chiede un contributo per la stampa, fine a sé stesso: non essendo sicuri della riuscita dell’opera, propongono al committente di coprire una parte del costo di stampa, versando una somma che va dai 2000 ai 3000 euro per la stampa delle prime mille copie.
Un'altra forma consiste nell’acquisto delle prime duecento copie a prezzo pieno, ovvero a 15,00 €, per un corrispettivo totale di 3000 €. Una richiesta leggermente troppo elevata.
Il metodo più raffinato consiste nel proporre un contratto editoriale gratuito, ovvero senza contributi, ma con una spesa di impaginazione, di correzione di bozze e di editing obbligatoria di 2000 €.
Insomma, in un modo o nell’altro, si sta pagando l’editore per fare quello che dovrebbe essere il suo lavoro, ovvero investire sui libri. A nostro avviso non ne vale la pena continuare a rimpinguare un settore non più al servizio della cultura, ma degli interessi personali.
Ecco l’editoria classica. Chi vuole servirsene faccia pure.
Oppure ci si può rivolgere al self publishing, un sistema editoriale che ha il suo punto di forza sulla trasparenza dei rapporti con l’autore e sull’onestà intellettuale.
Anche il self publishing propone l’acquisto di un quantitativo iniziale di copie (propone, ma non obbliga, si può stampare anche una sola copia), con la differenza che il prezzo d’acquisto per l’autore non è quello indicato dalla copertina, ma quello di stampa, intorno ai 5 € per copia, nonostante l’importo finale sia di 15,00€ - il prezzo di copertina viene comunque scelto dall’autore su consiglio dell’editore.
Pagare per pagare, tanto vale andare dove c’è la convenienza! Sarebbe controproducente pubblicare il proprio libro laddove la percentuale di guadagno è al massimo del 10%, quando va bene; con il self publishing la royalty non è mai inferiore al 20% (Libroventura propone il 22%).
Bisogna anche sottolineare che l’editoria classica si sta dirigendo sempre più verso il “print on demand”, verso cioè una stampa su richiesta, laddove ci sia una prenotazione da parte di una libreria. Si sono resi conto, a ragione, che non ha senso stampare una tiratura iniziale di mille copie per un testo che, probabilmente, non ne venderà neanche centocinquanta. Quindi ne stampano duecento e le altre le producono non appena giungerà un ordine. Questo sistema è stato reso possibile dall’avvento della stampa digitale, in quanto quella in offset non lo permetteva.
La conseguenza del digitale è la morte della grande distribuzione, che era il loro cavallo di battaglia, la vera differenza tra l’editoria classica e l’auto pubblicazione. Quanto scrivo non è un’opinione personale, espressa solo per fare pubblicità: basta recarsi in una libreria di provincia per vedere quanti titoli hanno delle medie e piccole case editrici. Così come basta inviare un dattiloscritto a una trentina di editori per ricevere le risposte che abbiamo segnalato. Ne troverete ben pochi disposti ad accogliervi gratuitamente.
Uno dei punti di forza del self publishing degli ultimi tempi risiede nelle convenzioni stabilite con i librai e le autorità competenti, che fanno in modo che i loro testi siano ordinabili presso qualsiasi libreria italiana. Da questo punto di vista, non vi è differenza alcuna con l’editoria classica.
Se ancora non siete convinti sulla genuinità del self publishing, pensate ai tanti servizi editoriali offerti, soprattutto si faccia attenzioni ai costi bassi, che fanno sì che possiate approfittarne e possiate conferire alla vostra opera quel pizzico di qualità che può far la differenza. Tra i servizi più importanti possiamo annoverare il servizio di editing, di correzione di bozze, di copertina, di traduzione, di ricerca immagini e di impaginazione.
Un’ultima differenza: i proventi derivanti dai diritti d’autore, se pubblicate con un editore classico, potrete riceverli ad aprile dell’anno seguente; con noi potete riscuoterli in qualsiasi momento, anche ogni settimana.